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STORIA

TAG E GRAFFITI
di Enrico Marini, Andrea Spinazzola e Isabella Felici

 


Il writing nacque da una tag, quando nel 1983 il diciassettenne greco  Demetrius,  noto come Taki,   decorò i muri di New York col proprio nome scritto con una bomboletta spray. 
Da quel momento si cominciò a parlare del writing e della competizione tra le diverse crew, ovvero bande di teen-agers, che nelle scritte trovarono  un mezzo per manifestare la supremazia verso il proprio territorio, il loro disagio sociale di minoranze etniche e il loro diritto alla parola.
Dalle tag ai graffiti il passo fu breve, e presto le superfici dei muri newyorkesi si riempirono di angeli-pipistrello disegnati da Keith Haring e dei graffiti dissacranti di Jean Michel Basquiat.Accanto a questa forma d'arte  si e' sviluppato l'HIP-HOP : questo movimento giovanile nato insieme alla musica rap, alla breakdance e ai graffiti, si e' evoluto in tutti gli Stati Uniti ed e' poi sbarcato in Europa negli anni ottanta a Berlino e Parigi.
La notorietà raggiunta dalle opere di alcuni degli artisti di strada,  tuttavia, da sempre si accompagna alla trasgressione, insita nella scelta delle superfici oggetto della creazione artistica: l'aerosol art vive insieme ai muri e ai vagoni di treni e metropolitane,

"Il writer ci sarà sempre,
il writer non morirà mai...
il writer è nato da quando
è nato l’uomo"
Un writer

- Fin dai primordi l’uomo ha sentito la pulsione ad esprimere la propria interiorità attraverso figure o segni. Come non menzionare le scritte presenti nelle caverne del paleolitico, o in epoca storica le iscrizioni di tipo sacrale rinvenute nel Foro romano, nell’area del Niger Lapis, o quelle sulla Cista Ficoroni, dove per la prima volta compare il nome di Roma su un manufatto? Questa necessità di comunicare poteva assumere una valenza di tipo ufficiale, o farsi propaganda come nelle Res gestae divi Augusti che costituiscono, nella loro veste epigrafica, il testamento politico del primo imperatore.
In epoca romana le più importanti iscrizioni sono quelle rinvenute a Pompei. I lapilli e la cenere vesuviana eruttati nel 79 d.C., depositandosi, hanno garantito la conservazione d’una notevolissima quantità di grafi, superiore a quella di Roma. Da queste scritte traspare, ad esempio, la vita delle porné ("Tua per due assi"), o la semplice contingenza di invitare la gente all’osteria, alle terme ("Bagni di Marco Crasso Frugi. Bagni in acqua di mare e in acqua dolce") o a sostenere un notabile nel corso delle elezioni. Nel caso di Pompei, come in quello di Roma, forte rilievo hanno assunto le trascrizioni avvenute in sede di scavo, le quali ci hanno permesso di conservare gran parte delle scritture, ma non tutte, perché molte sono svanite per incuria o per mancanza di un’attenta opera di notazione. Nel caso di Roma la deperibilità dei graffiti realizzati in superficie, non ha impedito che molti si siano conservati in veste grafica, e ideografico-simbolica, nelle numerose catacombe o in posti impensati come la sede della VII coorte dei vigili, in Trastevere. Queste ultime, messe in copia nell’Ottocento e quindi perse, sono giunte fino a noi grazie ai duplicati stesi immediatamente dopo gli scavi. Esse ci forniscono un importante documento sulla vita quotidiana del corpo dei vigili: valga per esempio una frase come "lassus sum successorem date" (sono stanco, datemi il cambio).
In epoca più recente non possiamo dimenticare le Pasquinate, (2) o gli slogan con cui si esaltava, a metà del secolo scorso, il compositore Giuseppe Verdi ("W V.e.r.d.i") per glorificare in acronimo Vittorio Emanuele (II) Re D’Italia. Infine, nel corso della prima guerra mondiale la propaganda dell’Esercito esortava al combattimento anche tramite scritte, come "Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati", che venivano poi attribuite allo spontaneo entusiasmo dei soldati. Nel nostro studio però non faremo archeologia, ma ci si occuperà di quelle scritture attraverso le quali oggi vengono espressi sentimenti, stati d’animo, rancori, partigianerie e aspirazioni - spesso inconsce - che forniscono una testimonianza sociale su diversi aspetti della vita: l’eros, la politica, lo sport, la religiosità, i servizi sociali e la questione femminile. Categorie concettuali, queste, entro cui è doveroso e possibile ripartire gli esempi da noi raccolti.

- A Roma il "pezzo" a spray dilaga agli inizi degli anni Novanta: nella capitale non abbiamo un centro della cultura Hip-hop com’è il "muretto" presso Piazza San Babila, a Milano. Le aree geografiche romane dove prevalentemente si vernicia sono le zone periferiche del Nomentano (Bufalotta e Talenti), Tor Bella Monaca, Rebibbia, San Basilio, Ponte Mammolo. I luoghi privilegiati all’interno dei "quartieri" sono la metropolitana (Stazione Nomentana e linea B), le scuole (Talenti-Bufalotta) e i Centri Sociali ( ad es. la "Torre" di Parco Aguzzano) nel cui circondario abbondano i murales a "motivo" politico. Della linea B vengono prese di mira in particolare il capolinea di Rebibbia e le limitrofe stazioni di Pietralata, Santa Maria del Soccorso, Ponte Mammolo. Tag intensive e monotematiche si trovano, per esempio, all’interno della stazione Santa Maria del Soccorso, in prossimità dei binari. Vignette, cityscape o personaggi dello spettacolo come i Blues Brothers. sono presenti nella zona tra Ponte Mammolo e Talenti in strade residenziali come via A. Fiori (nei pressi dell’ufficio postale) e via Zanardini (nelle vicinanze del castello dei Pazzi). "Affreschi" ispirati ai fumetti si incontrano al Tufello in via Monte Taburno ( lo Spidermen della Marvel Comics), non lontano dalla stazione di Ponte Mammolo (Duffy duck) e di Santa Maria del Soccorso (Lupo Alberto). Soggetti di protesta contro la detenzione carceraria si trovano in prossimità della stazione Rebibbia, posta non lontano dall’omonimo carcere. In uno di questi murales in Bubble style si legge : "Liberiamoci del carcere".
Ma graffiti non vuol dire solo periferia, vicina o lontana: ritratti a spruzzo sono visibili pure in ampi tratti dei Lungotevere. E pitture di buona qualità artistica e di notevole estensione si trovano sulla via Portuense.

- Dalla lettura, invece, delle scritte traspaiono le ansie e le inquietudini della comunità: la cronaca di Tangentopoli ("Di Pietro facci sognare"), il problema di un Centro Sociale - "la Torre"- che è stato chiuso suscitando accesi contrasti ("La Torre non si tocca ! "), i problemi del servizio pubblico ("il servizio pubblico deve funzionà"), della casa ("Ogni casa sfitta sarà occupata, ogni sgombero sarà una barricata"), del lavoro ("No ai licenziamenti e [alla] cassaintegrazione"), l’integrazione razziale e il rifiuto dei nomadi ("Onore e fedeltà. Fuori luridi zingari"), la polemica religiosa che sconfina nell’invito ad osteggiare il giubileo ("... e al loro dio perdente non credere mai.. Boicotta il Giubileo"), nonché le occasioni sportive e gli affetti.